Archivio per marzo, 2023

Quelli che fanno di tutto per comprendere gli altri, quelli che fanno da ponte tra due culture, nonostante le sofferenze, quelli che sono ancora gentili, nonostante tutto. Questa è la storia di Sara Jane, una donna sarda/bergamasca, che ha deciso di trasferirsi a Dakar, in Senegal per riunire la famiglia.

Sara, era una ragazza che conduceva una vita tranquilla, in Italia tra lavoro e passioni artistiche, fino a quando si innamorò di un ragazzo senegalese, lavoratore , nella bergamasca. Decisero di avere figli e di continuare per un certo periodo a vivere in Italia, nonostante, andassero spesso in Senegal, durante le vacanze estive. A causa della crisi economica, che ha investito anche il nord Italia, la famiglia si è divisa : il padre, in Senegal, a lavorare, la moglie in Italia , con i figli.

Distruzione di un stereotipo tipicamente occidentale : Lavoratore extracomunitario, regolare, che perdendo il lavoro, si trasferisce nel paese d’origine. Donna italiana che accoglie, conosce ed interagisce con cultura Altra, quella africana, vivendo con loro.

Ai figli, manca il padre e, alla sposa il marito, quindi scelgono di trasferirsi a Dakar.

Distruzione di un stereotipo tipicamente occidentale : Dakar , è una città occidentale: ci sono abitazioni in mattoni, ville, scuole internazionali per i forestieri ( espatriati europei ed americani ), musei, supermercati con cibi e prodotti occidentali.

Sara si inventa una nuova vita o, forse riesce a realizzarsi come attrice, e portare avanti le sue passioni artistiche. Ma incontra degli ostacoli o pregiudizi razziali. Sara parla tre lingue : italiano, francese, wolof e, nonostante le sue capacità linguistiche e attoriali subisce aggressioni verbali e psicologiche da altri suoi colleghi: ” vai via che ci rubi il lavoro, voi bianche non sapete fare niente , tornate al tuo paese “.

Non solo, Sara viene ingiustamente attaccata in ambito lavorativo, per invidia o per pregiudizi, legati a rancori ancestrali rivolti ai colonizzatori bianchi, ma anche nella vita di tutti i giorni, dove le persone poco “sapute”, riflettono nella sua persona idee e pensieri , legati alla sua etnia di donna bianca europea : ” le donne bianche sono facili, non sono in grado accudire i propri figli e di cucinare “.

Distruzione di un stereotipo tipicamente occidentale: anche in Africa c’è una forma di razzismo, ma che si limita solo all’aspetto verbale e non fisico o discriminante. Alcuni pensano che sia solo un pregiudizio, rafforzato dai commenti sentiti dagli africani espatriati in Europa. Il fatto che nel loro Paese d’origine, gli africani diano così sfogo ai loro pensieri più reconditi, dimostra la poca libertà e soggezione al loro status di migrante , nell’esprimere il loro pensiero e nel trovare strategie di sopravvivenza, anche psicologiche, nei Paesi di accoglienza. La rabbia va veicolata, e spiegata , non solo repressa.

Sara, non si abbatte, perchè è sostenuta dalla sua nuova famiglia africana: vive in una famiglia “allargata “, in un cortile dove sono presenti altri nuclei familiari, parenti di suo marito: ognuno collabora nell’aiutare l’altro.

Distruzione di un stereotipo tipicamente occidentale: in Europa , si potrebbe definire” Housing sociale “, più persone che vivono nello stesso cortile o palazzo , che si aiutano a vicenda. Ma ci sono dei pro e dei contro, perchè la convivenza non è sempre facile da gestire, soprattutto in famiglie poligame o con problemi economici: chi guadagna di più, aiuta di più.

Per Sara, il Senegal, è la sua seconda Patria; i suoi figli hanno un doppio nome, per indicare che possiedono una doppia identità, per non dimenticare che possono essere entrambi e contemporaneamente sia italiani, sia senegalesi.

Distruzione di un stereotipo tipicamente occidentale: avere una doppia identità, conoscere più lingue, non porta alla schizofrenia o una crisi d’identità, ma arricchisce il bagaglio culturale e personale di una persona. Il territorio, circoscrizione geografica dove si nasce e anche, a volte in cui si vive, è solo una costruzione artificiosa moderna, nata per difendere un ‘appartenenza ad una nazione, ma valicare il confine non significa perdere quell’appartenenza. Essere cittadini del mondo significa, porta con sè valori, e usanze diverse e non essere solo iscritti ad un anagrafe.