LATIN EUROPEO E NON PIU’ MIGRANTE

Pubblicato: 30 agosto 2016 in RACCONTI

Ho chiesto ai ragazzi di seconda generazione di  aiutarmi  nell’organizzare una conferenza sull’identità relativa ai loro bisogni, speranze e visioni .

Riporto qua un estratto sul concetto d’identità di un latino americano, residente n Italia. 

Qui sono espressi concetti molto forti, caratterizzati da una visione egocentrica delle problematiche dei latinos, da una poca tolleranza verso gli ultimi, coloro che sono appena arrivati.

Questa aspetto è comparso spesso nel confrontarmi con i “nuovi ” cittadini italiani, che rinnegano il passato, legato all’arrivo nel nostro paese con i suoi annessi e connessi e sono poco tolleranti verso i migranti appena sbarcati. Il motivo forse, è la paura nell’ essere assoggettati agli ultimi e soprattutto nel possedere un’identità non chiara.

 

Concetto del ruolo sociale dei g2 latinos europei , per una convivenza civile.L’identita parte dalle ragioni socio culturali.

In merito al proceso migratorio che ha caratterizzato l’Italia in questi ultimi settant’anni, i processi migratori sono una fonte essenziale nello sviluppo sociale di questa società ma soprattutto rientrano nella concezione economica dei fenomeni globali di intendere la coesione umana, vige sempre la perenne valutazione delle persone come meri fattori produttivi, merci di scambio, questo è una costante nelle  globalizzazioni socio – economiche iniziate sin dall’anno 1000. In questa ottica di insieme possiamo vedere come il ruolo di soggetti terzi in società moderne già mature dal punto di vista economico e sociale, diventa un imperativo esistenziale di sopravvivenza, in questo senso però il processo di adeguamento culturale,si sviluppa solo mediante un processo di natura bilitarale non unilaterale come avviene oggi, definito como processo di integrazione culturale. Partendo da questi presupposti elementari, possiamo dire noi giovani originari della America latina o vincolati alla cultura di quel continente per i nostri vincoli familiari, che il processo di integrazione come stato impostato in Italia, vide le nostre comunità migranti sin dagli 90, un processo di mera esclusione culturale e  socio politica nella gestione migratoria, processo che solo con i maggiori flussi degli ultimi anni, hanno dato maggiore peso ad iniziative artistiche e folkloristiche che hanno sempre una funzione basica elementare, creare dei punti di incontro tra differenti comunità latinoamericane, in questi incontri occasionali cosi come in molte piazze od abitazioni private dove los latinos di Italia si riuniscono avviene un mero processo di chiusura rispetto ad un confronto diretto con la cultura e società del luogo, nel senso che sono comunità nelle quali , a causa della assenza di ponti socio culturali delle autorità pubbliche, fanno si che molte persone rimangono isolate pur facendo parte del tessuto sociale romano in questo caso. Questa situazione ci serve per capire come i G2 LATINOS affrontano il vivere insieme alla società in cui sono cresciuti, da questo punto di vista, possiamo evidenziare come le seconde generazioni patiscano l’ indifferenza sociale nelle periferie , una mera costante a livello di molte comunità, questo in quanto pensiamo come federazione latinoamericana di associazioni attiva sin dagli anni 90, ed io in primis come G latino europeo, che non possiamo parlare o impostare un discorso politico di integrazione di natura unilaterale se non si creano ponti di convergenza orizzontali ai fini della stesura di una agenda migratoria nella quale gli attori sociali interpellati appartengano alle associazioni secondo un apporto costruttivo, progressista e finalizzato alla tutela delle libertà prima che dei diritti delle seconde generazioni, questo in quanto non possiamo pensare che la cittadinanza come atto discrezionale delle pubblica amministrazione possa essere la soluzione ai problemi sociali che tutte le generazioni di figli di migranti patiscono, rimarrà in caso contrario un mero provvedimento vuoto, in questo senso riteniamo che proprio per garantire il benessere e le pari opportunità per le seconde generazioni, è necessario avviare micro progetti di natura sociale , economica ma soprattutto culturale, soprattutto risaltando la necessità che nessun cambiamento passa se non si agisce sulla azione culturale, è necessario inoltre superare le divergenze culturali all’interno delle differenti comunità migranti, avviare una azione sociale di dialogo e fare delle secondo generazioni i meri attori sociali dei cambiamenti culturali europei.

Oggi mediante questa azione di volontà, pensiamo che i problemi di criminalità, delinquenza , spaccio e formazioni di associazioni religiose estremiste musulmane e non solo,l’abbandono scolastico, poca presenza dei G2 nelle università e nelle professioni rimarchevoli, assenza di meri ascensori sociali,  sono elementi che interessano non solo los  G2 latinos UE, ma anche tutte le comunità migranti , possano essere risolti mediante la centralità di un dialogo sociale di complementarità, plurale e diversificato tra differenti attori sociali, superando ciò che è stato il fallimento della politica migratoria nazionale ossia il modello della integrazione come mero discorso impositivo unilaterale, in questo senso non oggi crediamo che così come la rivendicazione dei diritti sia necessaria, allo stesso modo è un dovere imperativo noi come comunità ed azioni complessiva dei ragazzi G2 e non solo, mantenere una posizione intransigente contro la migrazione clandestina, il settarismo religioso e culturale, cosi come verso ogni forma di discorso assistenzialista e paternalista di qualsiasi formazione politica, in altre parole l’azione sociale deve nascere dentro di noi e verso l’esterno, il dilaogo sociale e la nostra essenza europeista , perchè siamo figli del quadro normativo europeo, deve essere la forza per porre in essere la proposta che questo manifesto i ragazzi G2 Latinos avanzano, il Dialogo sociale e culturale diversificado e plurale, dove siano i ragazzi ad essere la vox popoli di questo Europa che è la nostra casa.

In questo senso un discorso sulla idendità è un discorso sulla piena consapevloezza delle ragioni storiche alla base di ciò che siamo, los latinos, non potranno dire mai siamo italiani , perhé abbiamo un senso di appartenenza nazionale forte, le nostre origini precedono qualsiasi discorso identitario, possiamo invece impostare un discorso di rivendicazione della nostra funzione nella società italiana ma come europei, i diritti che oggi abbiamo in molti casi sono il frutto delle pianificazione nomativa europea e del ruolo chiave della CEDU, siamo più europei che un tedesco o italiano, perchè la migrazione come congettura antropologica, rientra nella piena previsione della volontà dei padri fondatori dell’UE, una Europa plurale unità e diversificata, questo aspetto è maggiormente evidenziato dal fatto che le Amministrazioni Pubbliche italiane e la classe politica non vede la migrazione come una opportunità bensi come un problema ed il discorso politico della migrazione verte sempre secondo un discorso di sicurezza e difesa culturale di ciò che si crede sia l’essenza della italianità. In questo senso , il percorso che si realizza in una società conservatrice come questa non è un discorso di appartenenza all’Italia ma quanto un discorso di appartenenza all’Europa. La questione non l’essere ma ciò che si è nella mente e nell’intelletto, il discorso politico e culturale è un discorso che si fonda sulla fenomenologia del espiritu, noi per primi riconosciamo noi stessi perché gli altri ci dicono chi siamo, in questo senso l’idendità si riduce all’azione di apparire ed essere, non si ha la maturità culturale di andare oltre l’apparenza, noi non dobbiamo cambiare, non dobbiamo rinunciare ad un parte di ciò che siamo per essere completi, questo è ciò che è alla base dell’integrazione, noi invece dobbiamo essere in grado di fare della nostra diversità non un peso ma una opporunità per dare una occassione di maturità a chi si relaziona con noi, limitarci a dire siamo italiani è negare l’essenza di ciò che siamo e riconoscere solo ciò che è il pensiero comune, la plurtalità è una richezza non un peso, vivere in società è vivere in diversità e rispetto reciproco, le società avanzano quando maggiore è il loro grado di diversficazione culturale e sociale, la omologalizazione culturale è un limite ed un errrore.

Se vogliamo da vero una civile convivenza secondo un patto sociale dobbiamo non pensare per concetti ma per massime sociali, l’imperativo culturale della divsersità ed il sentimento di appartenenza agli Stati Uniti d’Europa.

 

Andres Moreno

Federazione latino-americana di associazioni 1990 – 2016

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